Criticità nello scompenso cardiaco avanzato

Stefania Angela Di Fusco

Lo scompenso cardiaco è una sindrome ad elevato impatto sociale oltre che economico e quando arriva allo stadio avanzato rappresenta una vera e propria sfida clinica la cui gestione richiede il ricorso a terapie innovative. Un’interessante Minimaster svoltosi nella giornata di apertura del 50° Congresso Nazionale ANMCO è stato dedicato proprio alle “criticità nello scompenso cardiaco avanzato”. Il Minimaster è stato l’occasione per un puntuale aggiornamento su alcuni degli aspetti più controversi nella gestione dei pazienti con scompenso avanzato. Non raramente nello stadio avanzato di malattia l’insufficienza cardiaca e l’insufficienza renale coesistono e configurano una condizione definita “sindrome cardiorenale”. In questo caso ci si trova difronte un paziente particolarmente complesso il cui quadro clinico è spesso caratterizzato dalla presenza di uno stato congestizio e, inevitabilmente, la terapia cardine è il trattamento diuretico. Il Minimaster nella prima sessione ha fatto, dunque, il punto sulla “sindrome cardio-renale” sottolineando la centralità di un’appropriata strategia diuretica, enfatizzando gli effetti favorevoli dei diuretici su pre- e post-carico ma anche la raccomandazione di un impiego del dosaggio minimo efficace così come riportato nelle ultime Linee Guida Canadesi del 2017. A seguire sono state puntualizzate le indicazioni e i limiti delle terapie renali sostitutive. La prima sessione si è conclusa con uno sguardo alla personalizzazione della terapia che segue la riacutizzazione dello scompenso cardiaco, terapia che dovrà essere mirata al mantenimento dell’euvolemia e che quindi andrà valutata nel singolo paziente sulla base di criteri clinici e strumentali. La seconda sessione del Minimaster sullo scompenso cardiaco avanzato è stata dedicata alla terapia con inotropi focalizzando l’attenzione sui farmaci attualmente disponibili e sul loro impiego sulla base delle attuali raccomandazioni internazionali. Anche per l’utilizzo degli inotropi sono state date indicazioni sulle possibili strategie per una personalizzazione della terapia sulla base del profilo emodinamico e del quadro clinico del singolo paziente. Nel corso della vivace discussione che ha concluso il Minimaster l’attenzione è stata focalizzata sull’utilizzo intermittente degli inotropi come possibile strategia mirata alla stabilizzazione dei pazienti con scompenso in fase avanzata, puntualizzando che solo l’assistenza meccanica e il trapianto cardiaco sono le strategie terapeutiche che, invece, possono avere un impatto sulla prognosi in questo specifico setting clinico.