L’ECG nello sportivo: lo screening pre-agonistico

Guerrino Zuin

L’ECG è uno strumento diagnostico non invasivo semplice e di basso costo ed il suo valore nello screening pre-agonistico dello sportivo è stato illustrato da un panel di esperti nel corso del Minimaster dedicato a questo argomento che si è tenuto in una affollata Sala di Levante. La recente pubblicazione del nuovo COCIS nel 2017, il libretto rosso che detta le linee guida per l’idoneità allo sport agonistico dei soggetti con problematiche cardiologiche, è stato citato e dibattuto da tutti i relatori. A differenza delle linee guida americane che si sono sempre contraddistinte per una impostazione più liberistica e permissiva, le indicazioni del COCIS hanno messo in primo piano la sicurezza dell’atleta lasciando in secondo piano le ambizioni agonistiche. L’ECG è alla base dello screening ed è fondamentale distinguere le anormalità dovute al training da quelle dovute alla cardiopatia, riconoscere le alterazioni dovute a differenze razziali, riconoscere, specie nell’atleta over 35 anni, le alterazioni della ripolarizzazione secondarie a possibile cardiopatia ischemica, così come nell’atleta giovane under 35 quelle legate a cardiomiopatia ipertrofica e da cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro. Più volte si è fatto riferimento all’International Consensus Standards for ECG Interpretation in Athletes di Sharma pubblicato su EHJ del 2018. I nuovi criteri di normalità dell’ECG dell’atleta migliorano la specificità dello screening senza intaccarne la sensibilità. E’ stato ricordato come le alterazioni presenti sull’ECG sia della depolarizzazione che della ripolarizzazione possono essere dovute a molteplici situazioni cliniche (disionie, farmaci, ischemia, ecc.) pertanto l’ECG va sempre valutato nel contesto clinico. L’analisi poliparametrica deve considerare la familiarità per morte improvvisa, la presenza di una cardiopatia, i sintomi. I battiti prematuri con aspetto da ritardo destro completo con deviazione assiale vanno sempre sospettati come spia di una cardiopatia, La RMN è utile nell’evidenziare in questo contesto la presenza di una cicatrice. Quando sono frequenti i battiti prematuri (>10.000) possono produrre una depressione della funzione ventricolare sinistra anche se nella idoneità si tiene conto non tanto del numero quanto della morfologia e del contesto clinico. La persistenza delle T negative dopo la pubertà è un indicatore sospetto di cardiopatia in particolare se non si associa un sopraslivellamento del punto J tipico del Pattern di ripolarizzazione precoce, variazione ECG comune nell’atleta. Dal registro regionale sulla morte improvvisa della regione Veneto appare come la Cardiomiopatia aritmogena sia la causa principale di morte improvvisa negli atleti e giovani sotto i 35 anni. Negli ultimi vent’anni è cambiato profondamenti il fenotipo, passando da una forma z prevalente interessamento destro ad una a prevalente interessamento sinistro o biventricolare. Nelle miocarditi, che vanno sempre sospettate in presenza di quadri clinici sospetti ed alterazioni ECG (riduzione di voltaggio, frammentazione del QRS, T neg, notch terminali, aritmie), va sempre fatta una RMN. Il Brugada, le canalopatie (QT lungo) e le malattie della desmoplakina (CAVD) sono altre sindromi in cui vanno accuratamente valutati i sintomi, la familiarità per morte improvvisa e i pattern ECG. Infine l’indicazione a procedure di ablazione negli atleti deve considerare che si tratta di soggetti per il resto sani e pertanto vanno considerati i sintomi. L’ablazione può risolvere efficacemente quadri di TPSV, FA e Fa sintomatici, pre – eccitazione ventricolare. Per le aritmie ventricolari in atleti senza cardiopatia strutturale, nei quali è preferibile non utilizzare i farmaci che possono avere seri effetti collaterali, l’ablazione può essere risolutiva, permettendo all’atleta di riprendere l’attività sportiva. La discussione è stata molto partecipata e ha sottolineato il pieno valore dell’utilizzo della elettrocardiografia clinica nello sportivo.