Colesterolo e rischio cardiovascolare: il documento intersocietario multidisciplinare anmco-iss e società scientifiche

Giulia Russo

La Main Session su “Colesterolo e rischio cardiovascolare: il Documento di consenso intersociatario multidisciplinare ANMCO-ISS e società scientifiche” si è svolta in un continuum che è partito dalla conoscenza del profilo lipidico giungendo alla sostenibilità attraverso la diagnosi delle forme familiari ed il raggiungimento dei target terapeutici. Presenti in qualità di moderatori il Presidente ANMCO Dott. Andrea Di Lenarda con la relazione sul rapporto costo/beneficio della terapia ipolipemizzante, il Presidente del Congresso Dott. Michele Massimo Gulizia ed il Direttore Generale del Ministero della Salute Dott.ssa Marcella Marletta.

Inquadrare il paziente con la sua storia clinica, il suo profilo lipidico e l’eventuale danno d’organo è il primo passo che consente poi la stratificazione del rischio per individuare l’entità dell’intervento correttivo. Le statine sono il cardine dell’intervento terapeutico perché hanno dimostrato non solo riduzione del colesterolo-LDL, ma anche degli esiti clinici favorevoli. Non tutte le statine hanno uguale efficacia, con l’ezetimibe si ottiene un’ulteriore riduzione degli eventi in aggiunta alla terapia con statine. Nuova frontiera sono gli anticorpi umani per l’inibizione del recettore del PCSK9: evolocumab e alirocumab con la riduzione del 60-70% del colesterolo LDL in aggiunta alle statine con i risultati del primo trial (Fourier) di esiti. Si ricorda a tal riguardo che le forme di dislipidemia familiare, spesso sottovalutate, hanno nella popolazione una prevalenza anche di 1:200.

Nella pratica clinica solo il 20% dei pazienti è a target, spesso a causa dello switch a statine meno efficaci, ed esiste un alto tasso di abbandono della terapia che triplica il rischio di morte dopo una sindrome coronarica acuta, è quindi necessario seguire il paziente dopo un evento per raggiungere i target terapeutici ed educarlo in modo che sia consapevole della terapia prescritta. Quando si parla di sostenibilità bisogna anche considerare i costi: l’utilizzo di una statina genericata tende a costare “poco” nella prevenzione cardiovascolare, rendendo la terapia più sostenibile. Attualmente l’utilizzo degli inibitori del PCSK9 ha un costo elevato, ma l’introduzione del piano terapeutico e la restrizione del trattamento ai pazienti ad alto rischio cardiovascolare dovrebbe spostare questa proiezione.

A noi clinici è richiesto lo sforzo di utilizzare i farmaci più efficaci ma anche sostenibili per il sistema sanitario.