La RMN cardiaca sta diventando sempre più importante, ma a chi è veramente utile?

Annachiara Aldrovandi
"La risonanza magnetica cardiaca si sta sempre più diffondendo, per la ricchezza di informazioni che fornisce. Approfondiamo quali sono i contesti clinici in cui non se ne può assolutamente fare a meno"

Qual è il ruolo della risonanza magnetica nella gestione dei pazienti con cardiopatia? In quali setting clinici può dare un valore aggiunto rispetto alle altre metodiche di imaging? Questo è stato il tema del seguitissimo Simposio che si è tenuto sabato pomeriggio, con la moderazione del Dott. Giancarlo Casolo e del Dott. Guerrino Zuin. Ha aperto la sessione la Dott.ssa Mabritto con una panoramica sull’utilità nel paziente con scompenso cardiaco, in quanto la RM permette sia una accurata valutazione dei volumi, della cinetica e della FE, sia una caratterizzazione tissutale con identificazione della fibrosi miocardica, importante per la diagnosi eziologica. Alcuni studi hanno dimostrato che proprio la presenza e il pattern di distribuzione del late enhancement è in grado di differenziare con buona accuratezza l’eziologia ischemica da quella non ischemica. Inoltre la presenza di late enhancement ha un significato prognostico in quanto associato ad una maggiore incidenza di eventi avversi. Passando alla cardiopatia ischemica la Dott. ssa Pedrotti ha puntualizzato le molteplici informazioni ottenibili, tra cui la ricerca di pregressa scar, la valutazione della cinetica ventricolare, della perfusione miocardica e dell’inducibilità di ischemia. La RM è inoltre uno strumento fondamentale per la valutazione della vitalità nella cardiopatia ischemica cronica, nella valutazione dell’ostruzione microvascolare nell’infarto miocardico acuto e nella ricerca di formazioni trombotiche intracavitarie. La risonanza gioca un ruolo chiave nell’inquadramento dei pazienti con sospetto infarto miocardico a coronarie indenni. Il Dott. Faganello ha posto l’attenzione sul vasto campo delle cardiopatie congenite, sottolineando come l’esame vada strettamente individualizzato vista l’eterogeneità delle patologie e dei trattamenti chirurgici correttivi utilizzati nel corso degli anni. La non invasività della metodica inoltre la rende molto appetibile per il follow-up di questi pazienti. Il Simposio si è concluso con la relazione del Dott. Dellegrottaglie che ha approfondito il tema della miocardite. Le variegate forme di presentazione della miocardite (disfunzione ventricolare sinistra, aritmie, infarct-like) ne rendono complessa la diagnosi. Pur rimanendo la biopsia miocardica il gold standard per la diagnosi, non è scevra da limitazioni. La risonanza magnetica grazie ad una valutazione multiparametrica può evidenziare l’edema e la fibrosi con tipico pattern di distribuzione non ischemico, ed ha dimostrato una buona accuratezza diagnostica, soprattutto nelle forme a presentazione infarct-like rispetto a quelle ad esordio con scompenso cardiaco.