NSTEMI: quali strategie terapeutiche in setting complessi?

Annachiara Aldrovandi

Quali sono le strategie terapeutiche più appropriate nel paziente con NSTEMI? Nel simposio che si è tenuto giovedì pomeriggio moderato dal Dott. Bonatti e dal Dott. Tuccillo, è stato dato ampio spazio all’approfondimento di quadri clinici complessi che frequentemente incontriamo nella pratica quotidiana.

Nella prima relazione, il Dott. Cavallini ha trattato il tema del timing della strategia invasiva nel paziente con NSTEMI, sottolineando che sebbene sia ormai assodata la superiorità della strategia invasiva rispetto alla sola terapia medica, non vi è ancora una chiara definizione delle tempistiche. Un approccio interventistico immediato sul modello dello STEMI non sembrerebbe apportare benefici in questo contesto clinico, ma il timing dell’angiografia dovrebbe esser stabilito in base al profilo di rischio del paziente.

Il Dott. Grosseto ha approfondito la problematica del paziente anemico, sottolineando il ruolo dell’anemia sia come fattore prognostico di mortalità sia come marcatore di rischio di vulnerabilità del paziente, vista l’associazione con numerose patologie, come ad esempio lo scompenso cardiaco, il diabete e le patologie oncologiche. Non è ancora noto se il rapporto tra anemia e prognosi sia di causalità o rappresenti una associazione, ma sicuramente l’anemia è associata sia ad un aumentato rischio ischemico che emorragico.

A seguire il Dott. Antonicelli ha illustrato le strategie terapeutiche nel paziente anziano, evidenziando le peculiarità di questa popolazione fragile e poco rappresentata nei trial clinici. In particolare il relatore ha ribadito l’utilità della strategia invasiva, previa valutazione della fragilità, ponendo grande attenzione alla scelta e alla durata della terapia antiaggregante per il rischio di effetti collaterali.

Nella relazione finale il Dott. Cassin si è focalizzato sui pazienti con NSTEMI ed insufficienza renale, che rappresentano una popolazione ad alto rischio in cui spesso è presente una malattia coronarica diffusa e con una prognosi più sfavorevole. La strategia terapeutica non differisce rispetto ai pazienti con normale funzionalità renale, ma la scelta della terapia antitrombotica, in particolare della terapia anticoagulante, deve essere scelta e calibrata in base al grado di riduzione della funzionalità renale.