Update Scompenso Cardiaco: lo stato dell’arte nel 2019 e le prospettive per il futuro

Laura Garatti
Nadia Aspromonte, ANMCO 50

“È più importante sapere quale persona ha la malattia che quale malattia ha la persona”. Con questa citazione di Ippocrate il Dottor Giuseppe Di Tano ha aperto la Main Session “Scompenso Cardiaco: update 2019”, moderata dal Professor Andrea Di Lenarda e dal Dottor Domenico Gabrielli. Una delle principali sfide di oggi è l’applicazione della medicina di precisione allo scompenso cardiaco, una sindrome complessa ed articolata in cui l’estensione delle variabili e delle sfaccettature possibili rende molto difficile la categorizzazione dei pazienti in classi fenotipiche sulle quali si possa ipotizzare una strategia terapeutica targettizzata. A questo scopo, una prospettiva interessante è quella dell’utilizzo dei biomarcatori, oltre che dell’integrazione di dati provenienti da grandi registri multicentrici e da supporti digitali. Si inserisce in questo contesto anche il ruolo della genetica, che ha aperto conoscenze che al momento ci aiutano più a capire che a curare le cardiomiopatie, ma sta iniziando a delineare alcune informazioni cliniche-prognostiche che ci possono guidare nell’ottimizzazione terapeutica. È stato trattato dalla Dottoressa Nadia Aspromonte il tema della gestione del paziente con congestione. Messaggi chiave la necessità di una gestione personalizzata e strettamente monitorata, come suggerito dalla flow chart di un recentissimo position paper dell’ESC sul tema, l’importanza della fisiopatologia della sindrome cardio-renale e l’attenzione non solo al paziente che si presenta con dispnea ma anche alla congestione periferica progressiva, spesso sottovalutata ma associata a pessimi outcome. Si è parlato anche di terapia con device elettrici nello SCC avanzato, tema non nuovo ma sempre attuale. Tra le prospettive future: una migliore selezione dei pazienti più suscettibili a CRT attraverso nuove tecniche diagnostiche come lo speckle tracking radiale, la disponibilità di cateteri quadripolari per stimolare la zona miocardica più appropriata, la possibilità di impiantare dispositivi per il monitoraggio della pressione polmonare. Ha terminato la sessione il Dottor Manlio Cipriani, che con la sua relazione ha aggiornato la platea sullo stato dell’arte riguardo alle terapie dello scompenso cardiaco avanzato, ma soprattutto ha voluto fornire diversi messaggi di grande impatto. Innanzitutto, la necessità di seguire il paziente con insufficienza cardiaca in maniera dinamica, non limitandosi a scattare fotografie istantanee ma valutandone l’evoluzione nel tempo per cogliere la sottilissima linea di confine che segna lo scivolamento verso uno stadio avanzato della malattia, così da poterlo riferire a centri specializzati prima che precipiti verso uno stadio refrattario che porta ad operare in emergenza anziché in condizioni di stabilità ed ottimizzazione terapeutica. Parlando di terapia farmacologica, due i focus: l’impiego di Sacubitril/Valsartan anche in fase immediatamente post-acuta, con buoni risultati di efficacia senza pagare in termini di tollerabilità, e la precisazione sul ruolo del Levosimendan in un’ottica di stabilizzazione clinica del paziente nel bridge ad altre terapie e non come destination therapy, stante l’assenza di evidenze su un miglioramento della sopravvivenza e la dimostrazione di un’azione di breve durata nel tempo con l’insorgenza di refrattarietà nel giro di pochi mesi. Infine un messaggio chiave, che sta a cuore a chi si occupa di trapianti ma deve diventare obiettivo da perseguire per tutti i cardiologi: la sensibilizzazione verso la donazione di organi.