VI.P. IMAGING SESSION

Ilaria Bassi
L’approccio multimodale nei casi clinici complessi
Antonella Maurizia Moreo

Durante la V.I.P. imaging session la Dott.ssa Moreo, responsabile del laboratorio di imaging dell’Ospedale Niguarda di Milano, ha introdotto una serie di casi clinici complessi che sono stati discussi in maniera interattiva e multidisciplinare tra vari esperti di diagnostica per immagini. Il primo caso esposto è stato quello di un ragazzo di 19 anni che in previsione di intervento ortopedico, eseguiva un ECG risultato essere patologico. Eseguiva quindi una RX torace che mostrava significativa cardiomegalia. Il paziente veniva sottoposto ad ecocardiogramma che dimostrava la presenza di una massa disomogenea localizzata in VD ed estesa al tratto di efflusso con ostruzione dello stesso, confermata alla risonanza la quale documentava vascolarizzazione della lesione e presenza di tessuto fibrotico/necrotico. Si decideva con il collega oncologo di sottoporre il paziente a biopsia endomiocardica, fondamentale per la caratterizzazione istologica. Il paziente veniva quindi sottoposto, via eco-guidata, a diversi tentativi di BEM infruttuosi. Si decideva quindi di eseguire una PET, metodica che ha permesso di documentare una bassa attività metabolica della massa ed escludere secondarismi attivi. Il paziente è stato poi sottoposto a TC cuore cardio-sincronizzata che ha permesso di ottenere un dettaglio anatomico essenziale per l’atto chirurgico, ovvero i rapporti con l’arteria interventricolare anteriore, documentandone una vascolarizzazione a partenza dalla stessa. Il paziente veniva portato in camera operatoria dove eseguiva intervento chirurgico di debulking parziale della massa a livello del VD. Il referto anatomo-patologico poneva diagnosi di fibroma cardiaco. Per il follow-up del paziente sono state scelte come metodiche di imaging, l’eco e la RM.
II secondo caso esposto è stato quello di un uomo di 80 anni, esiti di trapianto di rene che per dispnea da sforzo eseguiva un ecocardiogramma con riscontro di significativa ipertrofia delle pareti del ventricolo sinistro con texture disomogenea e disfunzione diastolica di III grado. L’elettroforesi proteica urinaria risultava essere normale. Il paziente veniva sottoposto a RMC che documentava alle immagini post-contrasto presenza di late-gadolinium enhancement diffuso esteso sia al VS che al VD, transmurale con valori di T1 mapping francamente patologici. Tali reperti portavano a fare diagnosi di malattia infiltrativa amiloidotica. Si decideva di sottoporre il paziente a scintigrafia ossea con tracciante specifico, la quale documentava la presenza di aree captanti a livello miocardico suggestiva per amioloidosi da transtiretina.