STUDI CLINICI DELL’ANMCO

di Giovanna Di Giannuario

Come ogni anno si è svolta in sala Anfiteatro un’interessante sessione sugli studi della nostra società ANMCO in corso e dei loro risultati, moderata dai Presidenti Gabrielli, Colivicchi e Gulizia.
Inizia la sessione il Dottor Gulizia mostrando i risultati del BLITZ-Covid 19, uno studio molto importante su valutazioni affidabili nei pazienti affetti da Covid e ricoverati nelle UTIC italiane. Ha mostrato i grafici dei risultati degli endpoint, con i valori dei biomarker e dell’uso dei farmaci sottolineando la prevalenza di uso dell’eparina e della aspirina. Dati di terapia hanno mostrato l’uso dei DOAC, vi è stata una riduzione dei betabloccanti ed un’esplosione di ace-inibitori e sartani. Dei pazienti con covid ricoverati in terapia intensiva sono state analizzate le caratteristiche: ¼ di pazienti erano donne (25%), età media 68+ 15. Sono state analizzate poi le differenze tra prima e seconda ondata: nella prima fase l’80% ha necessitato di assistenza respiratoria che nella seconda fase è scesa al 50% con una riduzione delle intubazioni, l’ospedalizzazione media si è ridotta nella seconda fase. Caratteristiche dei pazienti STEMI e NSTEMI 40% circa, 8% Scompenso, embolia polmonare circa 5%. Nella prima fase la mortalità del 12% è scesa nella seconda fase al 5%, di cui il 25% decedeva in ospedale, la mortalità cardiaca è rimasta uguale 33%, mentre si è ridotta quella per covid nella seconda fase. Utilizzo delle risorse 41% coronarografie e 22% PCI primaria, Ecocardiogramma TT 83% nella seconda fase (nella prima 68%). Terapia specifica per il Covid: nessuna terapia dal 32 al 62 %, clorochina usata solo nella prima fase, eparina basso molecolare con incremento dei DOAC e del fondaparinux nella seconda fase.

In discussione è stata sottolineata come la cardiologia italiana abbia continuato a lavorare senza causare un under treatment, spesso però i pazienti per paura di entrare in ospedale sono arrivati in ritardo con un aumento della mortalità per infarto.

La Prof.ssa Becattini ci ha parlato dello studio COPE che ha coinvolto anche FADOI e SIMEU, partendo dalla osservazione di un aumento della incidenza di embolia polmonare con una riduzione della mortalità, grazie alle metodiche di diagnosi e una stratificazione prognostica che possa guidare le strategie terapeutiche e la gestione del paziente in termini di ricovero o trattamento ambulatoriale. La pratica clinica è cambiata grazie all’immissione dei nuovi farmaci DOAC nella TVP e nella embolia polmonare.

Lo studio prospettico, inclusivo, multicentrico di 182 centri italiani (75 cardiologie, medicina interne e medicina d’urgenza), non interventistico, osservazionale dei pazienti con embolia polmonare con valutazione stratificazione del rischio e degli endpoint.

Sono stati arruolati 5243 pazienti di cui inclusi 5213 con follow up a 30 giorni, nell’analisi della demografia oltre il 50% dei pazienti ha più di 70 anni, vengono ricoverati in medicina interna, quasi il 30% ultra 80enni. Il 96% dei pazienti ha una diagnosi con angio-TAC del torace, il 97% riceve un ECG, e l’80% riceve il dosaggio del D-dimero, l’80% esegue un ecocardiogramma. Solo 1% arriva in ospedale con arresto cardiaco, 3% in shock, 96% sono stabili. Secondo lo Score PESI 33% a basso rischio, 63% rischio intermedio, 3% alto rischio. Oltre il 90% ha ricevuto un farmaco parenterale, 50% eparina a basso rischio, rivascolarizzazione trombolisi o trombectomia nel 5%. Il 75% viene dimesso con un DOAC che rappresenta un cambiamento storico di gestione dei pazienti.

Mortalità 3%, 5% ospedalizzati a 30 giorni, 92% dei pz dimessi a domicilio dato che correla bene con il modello di stratificazione delle linee guida europee. Qualcosa in più va fatta nel rischio intermedio dove il 22% dei pazienti instabili muore a 30 giorni e 5-7% a rischio intermedio muore a 30 giorni. Lo sforzo è migliorare il modello di stratificazione prognostica nei pazienti a rischio intermedio.

Il Dottor Maggioni ci ha parlato dei risultati non ancora pubblicati dello studio registro Global Chronic- HF, è uno studio globale che coinvolge molte aree del mondo. Lo scopo era valutare i risultati in varie parti del mondo anche dove ve ne sono poche, valutare il peso dei fattori economici, la fragilità, la dieta, biomarcatori. Avrà un lungo follow up. Circa 20000 pazienti seguiti per 5 anni, funzione polmonare, fragilità, dieta, funzione cognitiva, depressione, barriere per il trattamento. Obiettivo primario mortalità e cause, secondario ri-ospedalizzazioni. Arruolati 23,338 pz, 257 centri in 40 paesi del mondo, anche Africa, Asia e sud America, i pazienti sono stati classificati anche per stato economico. Età media 63 anni con riduzione dell’età nei paesi in basso income, riduzione di pazienti maschili, riduzione della scolarizzazione e della copertura assicurativa, incremento delle forme di grado IV di scompenso 60% nel basso income, decremento della cardiopatia ischemica. Nel trattamento solo 2 differenze uso della digossina ridotto in alto income e impianto di ICD 40% alto income non esiste nel basso income.

Negli outcome mortalità aumenta da alto a basso income, mentre le riospedalizzazioni si riducono inversamente.

Sulla qualità di vita usando il KCCQ la qualità di vita è bassa in Africa e nei paesi est Europa, in quartili stratifica bene la sopravvivenza e le riospedalizzazioni. Limiti l’eziologia è a giudizio del medico, i dati sono stati raccolti dai cardiologi e non internisti e geriatri. La patologia ischemica e ipertensione sono le principali cause eziologiche, a livello terapeutico minor uso di digossina e ICD nel basso income.

La dott.ssa Lucci ci ha presentato i dati dello studio EMPA KIDNEY, finanziato dall’università di Oxford 130 studi in Italia coordinato dal centro studi ANMCO.

Obiettivo principale end point composito per valutare empagliflozin 10 mg vs placebo in 6000 pazienti diabetici e non diabetici con endpoint primario morte cardiovascolare e progressione della malattia renale. Lo studio terminerà nel 2022, rimane attuale ed interessante nonostante gli studi già pubblicati CREDENCE e DAPA- CKD che mostrano già beneficio, valuta un tipo di popolazione non ancora studiato, attendiamo fiduciosi l’analisi dei risultati alla fine dell’arruolamento previsto per il prossimo anno.

Giovanna Di Giannuario ANMCO
Giovanna Di Giannuario