Ablazione transcatetere o il trattamento farmacologico nel paziente con fibrillazione atriale e HFrEF?

Christos Katsanos

Ogni anno, con il moltiplicarsi dei centri, l’ablazione della fibrillazione atriale sta diventando una procedura sempre più accessibile. Dall’altra parte con lo sviluppo di nuove tecniche e il miglioramento dei materiali utilizzati risulta quasi naturale chiedersi se altri soggetti, oltre quelli con fibrillazione atriale parossistica possano beneficiare di questo trattamento. In questo contesto, nasce il dubbio che l’ablazione possa trovare indicazione anche nelle forme di fibrillazione atriale persistente, magari in un paziente con scompenso cardiaco e ancora di più in pazienti con disfunzione ventricolare sinistra. Studi clinici come il Castle-AF ed il CABANA hanno iniziato, nonostante qualche limite sulla selezione dei pazienti, ad evidenziare vantaggi dell’ablazione anche in questo setting di pazienti. Certo, molta attenzione e lavoro dobbiamo ancora fare per quanto riguarda la standardizzazione della procedura, che al momento risulta molto diversa nei vari centri e va dall’isolamento delle vene polmonari (crioablazione o radiofrequenza) all’uso estensivo di linee sulla parete posteriore fino all’isolamento dell’auricola. Ma se da una parte c’è la procedura sull’altro versante rimane il bisogno di selezionare attentamente i nostri pazienti, cercare di trovare gli outcome sfavorevoli come la presenza di fibrosi atriale e capire il meccanismo che porta alla fibrillazione atriale. La differenza ed il successo non solo dell’ablazione ma anche della terapia farmacologica dipenderanno dal fatto che stiamo trattando e focalizzando la nostra attenzione su un epifenomeno o sulla vera causa che ha portato il nostro paziente allo sviluppo di un scompenso con una ridotta frazione d’eiezione. Al momento le Linee Guida non hanno percepito le evidenze degli studi clinici sull’ablazione dove ancora trova un’indicazione di tipo IIb ma questo chiaramente andrebbe rivisto pian piano che si raccolgono elementi sul miglioramento della qualità della vita, riduzione del burden della fibrillazione, miglioramento della funzionalità sistolica, riduzione delle ospedalizzazioni e della mortalità proprio grazie al trattamento ablativo del’aritmia.