L’assistenza al paziente con cardiopatia ischemica: Corso di Clinical Competence infermieristico

Giovanna di Giannuario, Annachiara Aldrovandi

Anche quest’anno si è svolto il corso di Clinical Competence infermieristica, con l’obiettivo di approfondire gli aspetti assistenziali del paziente con cardiopatia ischemica, partendo dalla fase di acuzie fino alla riabilitazione. Il taglio del corso è molto pratico, suddiviso in moduli per argomento in cui a partire dalla discussione di un caso clinico si snodano successivamente le tematiche di gestione assistenziale.

Ampio spazio anche all’approfondimento dell’aspetto relazionale e di comunicazione, fondamentale nell’approccio al paziente. Nel corso della prima giornata è stato trattato lo STEMI, sottolineando la centralità dell’esecuzione dell’ECG pre-ospedaliero per ridurre i tempi di accesso al laboratorio di emodinamica, che si traduce in una ridotta mortalità a distanza. Diversi relatori si sono alternanti illustrando i percorsi del paziente con STEMI e NSTEMI, dall’UTIC fino alla degenza in reparto, con un approfondimento del ruolo infermieristico in sala di emodinamica in grado di collaborare attivamente con il medico nella gestione del paziente critico.

L’assistenza infermieristica del paziente cardiopatico ischemico si estende oltre il percorso ospedaliero, con la fase di riabilitazione e il successivo supporto domiciliare post-ricovero con appuntamenti educazionali su fattori di rischio, alimentazione ed attività fisica. Il ruolo dell’infermiere è fondamentale nell’iter del paziente ischemico ed in parte autonomo rispetto al ruolo medico, una stretta interazione tra le due figure migliora la gestione clinica del paziente. In molte strutture la cartella informatica e soprattutto la cartella elettronica condivisa permette una fruizione completa delle informazioni fondamentale nella gestione clinica del paziente.

Visto l’invecchiamento della società e l’aumento della sopravvivenza all’evento miocardico acuto, ci troviamo sempre più di fronte all’incremento dell’età media dei pazienti. L’infermiere è in prima linea nella gestione quotidiana del malato e deve essere preparato a riconoscere e segnalare la fragilità del paziente anziano, che è un importante fattore prognostico negativo. La gestione in team multidisciplinare con infermieri addestrati migliora l’outcome del paziente e riduce l’incidenza di eventi avversi.