Dolore toracico: valutazione dei pazienti a rischio basso-intermedio

Christos Katsanos

Il dolore toracico rappresenta una sfida continua tanto per il Medico del Pronto Soccorso quando per il Cardiologo. La presentazione clinica, intesa come l’insieme di anamnesi, fattori di rischio e caratteristiche del dolore, non è sufficiente alla diagnosi di SCA, ma costituisce parte di un percorso diagnostico-terapeutico che deve essere integrato da ECG, dosaggio dei biomarcatori ed altri test diagnostici. L’introduzione delle troponine ad alta sensibilità ha migliorato l’accuratezza del processo di «rule-in/rule-out», ma, al fine di evitare la sovrastima di diagnosi di SCA, i dati derivanti dai biomarcatori vanno contestualizzati nell’ambito di un continuum diagnostico. Le linee guida forniscono le indicazioni di una serie di esami strumentali che comprendono l’ecocardiografia a riposo e da stress, la TAC coronarica con la possibilità di un “triple rule out” fino alla RMN da stress (dobutamina) qualora disponibile. L’individuazione di percorsi diagnostico-terapeutici condivisi e standardizzati tra PS, Medicina d’Urgenza e Cardiologia è di fondamentale importanza per un’efficace gestione del dolore toracico. Grazie all’integrazione dei vari strumenti la dimissione rapida è possibile per pazienti con bassa probabilità di SCA (ECG e troponine seriati negative e paziente asintomatico), mentre la gestione dei paziente a probabilità intermedia differisce a seconda che abbia o no storia di CAD: in sua assenza è possibile la dimissione con indicazione all’esecuzione ECG da sforzo entro una settimana, se al contrario il paziente ha precedenti di CAD il test provocativo va eseguito all’interno del periodo di osservazione.