Focus “Infiammazione ed immunità nelle Sindromi Coronariche Acute”

Giovanna Di Giannuario

L’infiammazione ed il sistema immune sono due attori principali nella patogenesi dell’aterosclerosi e delle sindromi coronariche acute. La letteratura degli ultimi 10 anni ci ha regalato numerose evidenze scientifiche sul ruolo delle cellule del sistema immune e del processo infiammatorio con i suoi marker nella formazione della placca aterosclerotica e nei processi di destabilizzazione che portano poi alle sindromi coronariche acute. Infatti, sono stati poi creati numerosi trial sperimentali sull’utilizzo di molecole ed anticorpi specifici che attraverso l’interazione con il sistema immune ed infiammatorio possano regolare e spegnere il processo infiammatorio (Studio CANTOS). La Sessione ha visto le relazioni di importanti esponenti nazionali ed internazionali sull’argomento, il Professor Francesco Romeo ha iniziato il focus partendo dai lavori del Dottor Ross che per primo ha ipotizzato il ruolo fondamentale dell’infiammazione nella patogenesi dell’aterosclerosi. Ha illustrato poi l’importanza dei trigger che portano all’attivazione dell’infiammazione ed in particolare l’importanza del colesterolo e soprattutto del meccanismo dell’LDL ox 1 e dei recettori coinvolti nel suo metabolismo. Molti studi biomolecolari in vitro e poi successivamente in vivo si sono concentrati sui meccanismi di innesco del processo infiammatorio e sul loro controllo nel tentativo di bloccarne l’attivazione. La Professoressa Felicita Andreotti ci ha parlato degli studi più importanti che hanno valutato vari fattori infiammatori e della coagulazione nell’ambito delle sindromi coronariche acute, su come il livello di PCR e altre molecole sia dell’infiammazione che del processo di coagulazione siano associate alla prognosi del paziente instabile post infarto. Da tali modelli patogenetici ed eziologici sono nati poi alcuni studi prima in vitro e poi in vivo, alcuni ancora in corso di esecuzione, con molecole che interagiscono con tali meccanismi nel tentativo di spegnere il processo infiammatorio e pro-coagulante che accentua e destabilizza il paziente con sindrome coronarica acuta portandolo verso una prognosi peggiore. Il Dottor Felice Achilli ci ha presentato i principali trial che partendo inizialmente dall’effetto pleiotropico delle statine attraverso la riduzione dei livelli di LDL hanno influenzato la riduzione del processo infiammatorio e della mortalità nelle sindromi coronariche acute. Ha inoltre presentato i risultati degli studi dei recenti anticorpi monoclonali PCSK9 che vanno ad agire sulle diverse componenti del metabolismo del colesterolo dalle LDL alla lipoproteina A, degli studi con farmaci immunomodulanti dalla colchicina al metotrexate nell’ambito delle sindromi coronariche acute. Sono state testate sperimentalmente molte molecole specifiche in genere autoanticorpi contro bersagli specifici, molecole o recettori del processo infiammatorio, che però non hanno dimostrato una grande influenza in termini di riduzione del rischio di mortalità nei pazienti, l’unico studio che ha dimostrato una vera riduzione significativa degli eventi riducendo il burden infiammatorio è lo Studio CANTOS citato da tutti i relatori, in cui il canakinumab, un anticorpo monoclonale per IL-1b, ha dimostrato di ridurre nei pazienti con IMA ed elevati livelli di PCR l’end point primario per eventi cardiovascolari e mortalità del 15%, e l’end point secondario del 18%. Ci sono poi degli studi interessanti in corso su pazienti instabili con la colchicina che si è dimostrata efficace nel ridurre gli eventi nei pazienti con coronaropatia stabile, ma siamo ancora in attesa dei risultati nelle sindromi coronariche acute. L’aterosclerosi ed in particolare il paziente con sindrome coronarica acuta sono caratterizzati da un’eziopatogenesi di tipo infiammatorio, con attivazione del sistema immune e del sistema coagulativo. I trigger dell’infiammazione e dell’attivazione del sistema immune e coagulativo possono essere molteplici: LDL ox 1, infezioni, malattie infiammatorie croniche, alterati livelli di colesterolo et al. Sicuramente la cardiologia traslazionale con gli studi sperimentali su eventuali target specifici antinfiammatori, in vitro poi applicati in vivo, rappresenta una delle sfide del futuro e l’infiammazione della placca aterosclerotica rappresenta uno degli argomenti più intriganti per cercare di ridurre il burden degli eventi cardiovascolari nei pazienti con sindrome coronarica acuta. L’infiammazione ed il sistema immune sono due attori principali nella patogenesi dell’aterosclerosi e delle sindromi coronariche acute. La letteratura degli ultimi 10 anni ci ha regalato numerose evidenze scientifiche sul ruolo delle cellule del sistema immune e del processo infiammatorio con i suoi marker nella formazione della placca aterosclerotica e nei processi di destabilizzazione che portano poi alle sindromi coronariche acute. Infatti, sono stati poi creati numerosi trial sperimentali sull’utilizzo di molecole ed anticorpi specifici che attraverso l’interazione con il sistema immune ed infiammatorio possano regolare e spegnere il processo infiammatorio (Studio CANTOS). La Sessione ha visto le relazioni di importanti esponenti nazionali ed internazionali sull’argomento, il Professor Francesco Romeo ha iniziato il focus partendo dai lavori del Dottor Ross che per primo ha ipotizzato il ruolo fondamentale dell’infiammazione nella patogenesi dell’aterosclerosi. Ha illustrato poi l’importanza dei trigger che portano all’attivazione dell’infiammazione ed in particolare l’importanza del colesterolo e soprattutto del meccanismo dell’LDL ox 1 e dei recettori coinvolti nel suo metabolismo. Molti studi biomolecolari in vitro e poi successivamente in vivo si sono concentrati sui meccanismi di innesco del processo infiammatorio e sul loro controllo nel tentativo di bloccarne l’attivazione. La Professoressa Felicita Andreotti ci ha parlato degli studi più importanti che hanno valutato vari fattori infiammatori e della coagulazione nell’ambito delle sindromi coronariche acute, su come il livello di PCR e altre molecole sia dell’infiammazione che del processo di coagulazione siano associate alla prognosi del paziente instabile post infarto. Da tali modelli patogenetici ed eziologici sono nati poi alcuni studi prima in vitro e poi in vivo, alcuni ancora in corso di esecuzione, con molecole che interagiscono con tali meccanismi nel tentativo di spegnere il processo infiammatorio e pro-coagulante che accentua e destabilizza il paziente con sindrome coronarica acuta portandolo verso una prognosi peggiore. Il Dottor Felice Achilli ci ha presentato i principali trial che partendo inizialmente dall’effetto pleiotropico delle statine attraverso la riduzione dei livelli di LDL hanno influenzato la riduzione del processo infiammatorio e della mortalità nelle sindromi coronariche acute. Ha inoltre presentato i risultati degli studi dei recenti anticorpi monoclonali PCSK9 che vanno ad agire sulle diverse componenti del metabolismo del colesterolo dalle LDL alla lipoproteina A, degli studi con farmaci immunomodulanti dalla colchicina al metotrexate nell’ambito delle sindromi coronariche acute. Sono state testate sperimentalmente molte molecole specifiche in genere autoanticorpi contro bersagli specifici, molecole o recettori del processo infiammatorio, che però non hanno dimostrato una grande influenza in termini di riduzione del rischio di mortalità nei pazienti, l’unico studio che ha dimostrato una vera riduzione significativa degli eventi riducendo il burden infiammatorio è lo Studio CANTOS citato da tutti i relatori, in cui il canakinumab, un anticorpo monoclonale per IL-1b, ha dimostrato di ridurre nei pazienti con IMA ed elevati livelli di PCR l’end point primario per eventi cardiovascolari e mortalità del 15%, e l’end point secondario del 18%. Ci sono poi degli studi interessanti in corso su pazienti instabili con la colchicina che si è dimostrata efficace nel ridurre gli eventi nei pazienti con coronaropatia stabile, ma siamo ancora in attesa dei risultati nelle sindromi coronariche acute. L’aterosclerosi ed in particolare il paziente con sindrome coronarica acuta sono caratterizzati da un’eziopatogenesi di tipo infiammatorio, con attivazione del sistema immune e del sistema coagulativo. I trigger dell’infiammazione e dell’attivazione del sistema immune e coagulativo possono essere molteplici: LDL ox 1, infezioni, malattie infiammatorie croniche, alterati livelli di colesterolo et al. Sicuramente la cardiologia traslazionale con gli studi sperimentali su eventuali target specifici antinfiammatori, in vitro poi applicati in vivo, rappresenta una delle sfide del futuro e l’infiammazione della placca aterosclerotica rappresenta uno degli argomenti più intriganti per cercare di ridurre il burden degli eventi cardiovascolari nei pazienti con sindrome coronarica acuta.