Infarto miocardico in assenza di ostruzioni coronariche (MINOCA)

Christos Katsanos

A quattro anni dalla sua attuale definizione, l’infarto miocardico in assenza di ostruzioni coronariche (MINOCA) è argomento di crescente interesse del quale cominciano ad essere disponibili dati di epidemiologia, diagnosi e prognosi. Il paziente con MINOCA è più giovane, presenta meno fattori di rischio, ha la stessa probabilità di essere maschio o femmina, ha valori di TnI più bassi ed una prevalenza di circa il 5,8% nei pazienti con SCA. La condizione pone notevoli insidie in ambito diagnostico perché non è clinica ma è una “working diagnosis” che deve tener conto di tutte le possibili diagnosi differenziali di incremento della troponina, molecola organo specifica ma non malattia specifica, ed al cui incremento non deve seguire una acritica indicazione a coronarografia. Nel focus si è sottolineato come la sola assenza di lesioni coronariche >50% non debba giustificare una affrettata diagnosi di MINOCA, ma come si debba ogni volta cercare di comprendere il meccanismo fisiopatologico del quadro in analisi senza dimenticare di considerare condizioni come il vasospasmo, la dissezione coronarica spontanea, la placca ulcerata, il ponte intramiocardico, l’origine anomala delle coronarie, tutte condizioni che non vanno attentamente studiate con IVUS/OTC o angioTAC. Ancora la diagnosi differenziale deve ricordare di escludere condizioni come le miocarditi, risultando in questo ambito utile la RMN cardiaca, i pazienti con Tako-Tsubo e quelli con embolia polmonare, che vanno avviati alla terapia più adeguata. I pazienti affetti da MINOCA hanno una prognosi favorevole tuttavia molto si deve ancora fare in termini di indicazioni terapeutiche.