L’arresto cardiaco: stato dell’arte

Annachiara Aldrovandi

Nella sala di Ponente si è tenuta la convention del gruppo di rianimazione cardiopolmonare che è impegnato da anni nel promuovere la formazione degli operatori sanitari con numerosi corsi e attività formative. È stata l’occasione per condividere esperienze e puntualizzare le criticità della gestione dell’arresto cardiaco sia da un punto di vista organizzativo che clinico.

Nella prima parte i relatori (Dottor La Rosa, Dottor Fradella, Dottoressa Geraci, Dottor Campione) hanno rimarcato la necessità di una diffusione della cultura della rianimazione, visto che l’esecuzione o meno di una tempestiva RCP di un paziente in arresto cardiaco da parte di soggetti bystander è il fattore che maggiormente condiziona la sopravvivenza. La sempre maggiore disponibilità di defibrillatori sul territorio è indubbiamente un grande passo avanti, ma la formazione dei laici alle manovre di rianimazione potrebbe essere la chiave di svolta in questo ambito. Vi sono ampi margini di miglioramento anche per quanto riguarda la gestione dell’arresto cardiaco intraospedaliero, nel cui contesto la presenza di protocolli operativi ben definiti e l’attivazione di un team di emergenza (MET) possono incidere nel ridurre i tempi di intervento e migliorare la sopravvivenza. Sono poi state illustrate le varie modalità di addestramento, sottolineando l’importanza delle simulazioni e del debriefing successivo.

Nella seconda parte della convention sono stati approfonditi gli aspetti clinici e le opzioni terapeutiche del post-arresto. In apertura è stato puntualizzato dal Dottor Guarneri il ruolo dell’ipotermia alla luce delle evidenze scientifiche e dei dibattiti in merito a quale sia la temperatura ottimale. Al di là del dato numerico, emerge comunque l’importanza di mantenere una temperatura costante evitando le fluttuazioni.

A seguire le relazioni del Dottor Paleologo e della Dottoressa Rakar che hanno stato approfondito l’approccio diagnostico e terapeutico, le indicazioni alla coronarografia, il ruolo della diagnostica per immagini, con l’utilizzo di metodiche avanzate come la risonanza magnetica, fino ad arrivare all’analisi genetica. Infine il Dottor Zuin ha illustrato le opzioni di supporto meccanico mediante contropulsazione aortica ed ECMO, sottolineando l’importanza della tempestività di azione nei pazienti instabili per evitare un deterioramento emodinamico irreversibile.