Le linee guida ESC 2020 sulla fibrillazione atriale in pillole – parte 2

di Gemma Filice

Grande attenzione è stata riservata in occasione del 52° Congresso ANMCO alla tematica della Fibrillazione Atriale, molto atteso era infatti il secondo appuntamento sulle novità in tema di Fibrillazione Atriale introdotte dalle Linee Guida ESC 2020. Questa seconda sessione ha affrontato i nuovi approcci terapeutici sia farmacologici che interventistici.

 

Il tema della prevenzione delle complicanze tromboemboliche è stato presentato dal Dr. Andrea Rubboli. Nelle Linee Guida ESC nell’ambito della prevenzione delle complicanze tromboemboliche vengono messi a fuoco degli aspetti importanti oltre ad essere introdotte delle novità. Gli elementi fondamentali nella gestione dell’aritmia sono la gestione delle comorbilità e dei fattori di rischio cardiovascolari, un migliore controllo dei sintomi, la prevenzione dello stroke. Sono stati quindi illustrati l’algoritmo per il management della terapia anticoagulante e gli score di rischio con una particolare attenzione per il rischio emorragico.

 

Le Linee Guida ESC 2020 ribadiscono il ruolo dei NAO come anticoagulanti di prima scelta. Infine, sono stati discussi in modo esaustivo i criteri per la scelta del dosaggio dei NOAC. Relativamente alla cardioversione elettrica il Dr. Sandro Petrolati ha esposto aggiornamenti, protocolli e flow chart.

Sono state esaminate le indicazioni alla procedura che è da preferire comunque alla cardioversione farmacologica nei pazienti con instabilità emodinamica.

Il pretrattamento farmacologico è in classe II A. Relativamente alla terapia anticoagulante si consiglia l’utilizzo dei NOAC se non controindicati, inoltre è stato sottolineato che la procedura dovrebbe essere preceduta da un minimo di tre settimane di terapia anticoagulante, un’alterativa è l’esecuzione di un ecocardiogramma transesofageo. Indipendentemente dal metodo di cardioversione la terapia anticoagulante deve essere comunque continuata per almeno quattro settimane.

 

La Dott.ssa Cosima Cloro ha relazionato sulla terapia farmacologica che è un cardine nella gestione della Fibrillazione Atriale. La terapia farmacologica, infatti, continua a rivestire un ruolo fondamentale nel trattamento della Fibrillazione Atriale al fine di consentire il ripristino e mantenimento del ritmo sinusale, il controllo della frequenza ventricolare, la prevenzione della disabilità e la riduzione della mortalità e delle ospedalizzazioni.

 

Sono quindi stati discussi i farmaci attualmente utilizzati secondo le ultime Linee Guida. Tra i farmaci di prima scelta rientrano i betabloccanti che sono utili in particolare in acuto ed i calcio antagonisti non diidropiridinici che sono capaci di migliorare la capacità di esercizio nei pazienti con frazione di eiezione conservata. Altri farmaci comunemente usati sono i digitalici e l’amiodarone.

 

Il controllo della frequenza ventricolare è utile soprattutto per il controllo di sintomi. La frequenza cardiaca target indicata dalle Linee Guida ESC è inferiore a 110 bpm, qualora non venga raggiunta con la monoterapia si consiglia una terapia di associazione. Se anche quest’ultima non dovesse risultare efficace è indicato considerare l’impianto di pacemaker e l’ablazione del nodo atrioventricolare.

 

La terapia farmacologica ha dei limiti significativi nel controllo del ritmo. Sono stati quindi discussi i farmaci utilizzati per il ripristino del ritmo sinusale. Il controllo dei sintomi migliora la qualità di vita e la sopravvivenza dei pazienti.

 

Le novità fornite dalle Linee Guida ESC sull’ablazione transcatetere della Fibrillazione Atriale sono state presentate dal Dr. Gennaro Izzo. Sono state prese in esame in modo analitico le indicazioni alla procedura con le relative classi di raccomandazione e livelli di evidenza. Una significativa novità è rappresentata dal fatto che l’ablazione è in Classe I per alcune categorie particolari di pazienti, inoltre è considerata una terapia di prima linea in diversi casi come nei pazienti con tachicardiomiopatia.

 

Al termine di ogni procedura di ablazione transcatetere è necessario avere ottenuto una deconnessione elettrica delle vene polmonari.

Al fine di evitare le recidive di fibrillazione atriale è necessario indagare sui fattori di rischio, in particolare l’obesità, e porre in atto un cambio dello stile di vita prima di sottoporre il paziente alla procedura.

È stata infine discussa la terapia anticoagulante periprocedurale e a lungo termine.

Gemma Filice