Leadership femminile in cardiologia

Laura Garatti
Diceva Oscar Wild: “Date alle donne occasioni adeguate ed esse saranno capaci di tutto”. L’augurio è che un giorno, non troppo lontano, le donne non debbano più “attendere” occasioni adeguate e non debbano più “dimostrare” di essere capaci.

Una tavola rotonda completamente in rosa quella condotta da Giuseppina Maura Francese, Serafina Valente, Daniela Pavan, Stefania Di Fusco, Roberta Rossini e Nadia Aspromonte sulla leadership femminile in cardiologia.

Sei donne che si fanno portavoce di quella componente femminile che con tanta fatica ma altrettanta forza e perseveranza si sta facendo strada nel mondo della medicina. Una fatica che non stupisce: sappiamo come le donne nel mondo del lavoro debbano affrontare molte sfide, rimanendo spesso sottorappresentate nel ruolo di leadership.

Gli ostacoli sono molteplici: c’è l’aspetto salariale (una discrepanza di genere che in Italia ammonta all’11% a parità di orari lavorativi e posizione occupata), la difficoltà a conciliare vita privata e lavoro (in particolare in relazione alla maternità), il problema dei fenomeni di discriminazione e mobbing, le scarse opportunità di avanzamento nella carriera. Tutti aspetti che purtroppo si ritrovano nell’ambito della medicina in generale e della cardiologia in particolare, facendo sì che, nonostante un progressivo incremento della percentuale di giovani donne medico, tra gli specializzandi in cardiologia la componente femminile risulti ancora fortemente minoritaria. Questo gap di genere risulta ancora più accentuato nelle sottospecializzazioni interventistiche e nelle posizioni apicali: solo il 6% dei direttori di struttura complessa di Cardiologia, in Italia, è donna.

Ma in questa tavola rotonda non c’è spazio per l’autocommiserazione. Se vogliamo migliorare e migliorarci, questa situazione deve essere analizzata attraverso un percorso di crescita personale e di gruppo volto all’acquisizione di consapevolezza della propria leadership ed autorevolezza. Il gap di genere nasce in buona parte da una cultura, maschilista e talvolta sessista, che vede nel genere maschile una maggiore attitudine a ricoprire ruoli apicali. Tuttavia, come donne, non possiamo ignorare la nostra parte di responsabilità: nella sottovalutazione delle proprie capacità, nel fatto di vivere spesso come limiti la maternità e la femminilità, che dovrebbero invece essere considerate punti di forza, e nella scarsa solidarietà femminile. Ma soprattutto in quello che forse è il limite maggiore delle donne: l’accontentarsi di essere brave. Come scrive Paola Severino: “Il merito per le donne non ha come riconoscimento naturale e obbligato il potere. È un po’ anche nostra responsabilità. Troppo spesso ci accontentiamo di essere brave”; e aggiunge “Credo anche che le donne che ce l’hanno fatta a sfondare il soffitto di cristallo dovrebbero aiutare le altre donne ad avere occasioni per mostrarlo”.

È fondamentale investire su un cambio di paradigma culturale, organizzativo e sociale in modo da raggiungere una maggiore equità. E allora, nella pratica, cosa fare per aumentare il reclutamento e promuovere la carriera delle donne in cardiologia per superare il gap di genere? Due sono i messaggi chiave: implementare i flussi di informazione verso le donne, che talvolta non vengono rese partecipi di nuove opportunità lavorative perché a priori considerate non interessate e fare riferimento a modelli di donne che, tornando alle parole della Severino, hanno sfondato il soffitto di cristallo.

I più importanti consigli alle giovani cardiologhe? Essere ambiziose e non fermarsi davanti a porte chiuse; circondarsi di persone che supportino la determinazione ad aprire porte, allontanando invece chi vorrebbe che restassero chiuse.

Per concludere, la pubblicizzazione di una bellissima opportunità: 8 grant offerti dall’ESC per la partecipazione al programma “Women Transforming Leadership Programme”, fortemente sponsorizzato da Barbara Casadei. Il corso, realizzato in collaborazione con Università Oxford, è indirizzato a cardiologhe che stanno pensando di assumere un ruolo di leadership.

 

Laura Garatti