L’endocardite oggi: cosa sappiamo, cosa dobbiamo scoprire

Laura Garatti

Patologia forse non così rara come si pensasse e dalle implicazioni prognostiche che non possono lasciarci indifferenti, l’endocardite infettiva è oggetto di sempre vivo dibattito e ricerca clinica. Il 50° Congresso Nazionale ANMCO non poteva quindi non trattare questo argomento, che è stato al centro di un interessante focus su diagnosi e trattamento. L’importanza della collaborazione multidisciplinare è stata al centro della relazione del Dott. Moreno Cecconi, che ha sottolineato la frequente necessità di un imaging multimodale per la diagnosi di endocardite. La parola al chirurgo, Giuseppe Gatti, che ha spiegato le ragioni di un passaggio, negli anni, da una strategia attendista, volta innanzitutto alla stabilizzazione clinica del paziente, alla tendenza più aggressiva verso una chirurgia precoce, con l’obiettivo di ridurre mortalità e complicanze infettive ed emodinamiche. Ha focalizzato l’attenzione su un tema di grande attrattiva il Dott. Giorgio Nespola: la dimissibilità precoce del paziente in terapia antibiotica. Pratica molto diffusa negli USA, la prosecuzione della terapia antibiotica parenterale al di fuori dell’ospedale è una prospettiva attraente, ma che presenta criticità sia organizzative che cliniche, soprattutto per la preoccupazione nei confronti delle complicanze a distanza. In conclusione, c’è ancora molto da indagare riguardo a diagnosi e trattamento dell’endocardite, e gli sforzi futuri andranno indirizzati verso una sempre maggiore precocità della diagnosi, l’individuazione di score su cui basare il timing della cardiochirurgia e lo sviluppo di strategie che permettano una dimissione precoce ma protetta, così da ottenere i benefici di ospedalizzazioni più brevi minimizzandone i rischi.