LA DONNA IN GRAVIDANZA: UNA DELLE PAURE DEL CARDIOLOGO

Cristina Andriani

Nella seconda giornata del Congresso, in Sala Anfiteatro, si è tenuto il Mini-Simposio “Donna in gravidanza: una delle paure del Cardiologo”. Il Simposio è stato introdotto dalle Moderatrici che hanno puntato l’attenzione sul cuore del problema: si tratta di un argomento che manca di una cospicua letteratura e che talora viene considerato di nicchia, ma che costituisce al contrario un capitolo di grande interesse pratico perché riguarda la gestone e la tutela della delicatissima salute di mamma e bambino e comporta scelte che vengono spesso fatte in situazioni di urgenza o che hanno lo scopo di prevenirla.

Il Simposio si è aperto discutendo di dispnea, sintomo spesso lamentato in corso di gravidanza e riferibile, nella maggior parte dei casi, alle modificazioni emodinamiche proprie della stessa ma che può d’altro canto rappresentare l’esordio di gravi quadri clinici. L’inquadramento deve partire dall’anamnesi e dall’esame obiettivo e seguire con la richiesta di esami strumentali secondo un gradiente da minor a maggior complessità senza tuttavia incorrere nel grave errore di mancare una diagnosi per la titubanza di chiedere un esame di secondo livello, giacché quest’ultimo, quando finalizzato a mettere in sicurezza madre e feto, ha un rapporto rischio/beneficio favorevole anche in caso di esposizione a radiazioni. Nella relazione è stato citato il Documento di Consenso ANMCO/SICP/SIGO su Gravidanza e Cardiopatie Congenite.

La seconda relazione ha affrontato lo spinoso argomento del trattamento dell’ipertensione arteriosa, condizione potenzialmente grave che comporta un aumento in genere dei rischi materni e fetali (mortalità perinatale, parto-pretermine, ictus) ma che può diventare una vera e propria emergenza in caso di eclampsia. Riguardo alla scelta del trattamento farmacologico si è discusso di farmaci da utilizzare in modo prioritario o al contrario da evitare sia in un setting ambulatoriale che in corso di ipertensione arteriosa severa, condizione che richiede la ospedalizzazione e talora la terapia e.v.

Il Mini-Simposio si è chiuso parlando del trattamento delle aritmie sopraventricolari, aritmie che possono insorgere non solo nella madre ma anche nel feto e che necessitano di attenta valutazione e trattamento per le possibili gravi complicanze secondarie alla compromissione emodinamica materno – fetale. Per ciascun grande gruppo delle tachicardie sopraventricolari (TPSV, tachicardia atriale, FA e flutter atriale) è stata data indicazione alla terapia farmacologica, indicando i farmaci di prima scelta, e non farmacologica, in particolare ablativa. La relazione si è chiusa discutendo sui tipi e sui possibili trattamenti delle aritmie fetali. Il Simposio si è concluso con una animata e partecipata discussione.