Minimaster Fibrillazione Atriale: Update

di Gemma Filice

Il Minimaster è stato aperto dalla relazione del Prof. A. Capucci che ha focalizzato l’attenzione sulla valutazione iniziale dell’aritmia. La fibrillazione atriale è strettamente legata alla presenza di un substrato anomalo tanto da poter essere considerata un suo epifenomeno. Sono stati presi in esame i fattori di rischio e la caratterizzazione dell’aritmia, quindi la fibrillazione atriale asintomatica.

Gli aggiornamenti introdotti dalle ultime acquisizioni possono consentire di migliorare lo screening per il rischio tromboembolico nella popolazione generale indipendentemente dalla presenza di fibrillazione atriale.

È stata quindi presa in esame la cardiomiopatia atriale e l’indicazione alla terapia anticoagulante in pazienti con marcatori di questa patologia.

Il Dott. M. Luzi ha invece affrontato il tema del trattamento farmacologico dell’aritmia andando ad approfondire la strategia di controllo del ritmo e quella di controllo della frequenza. Sono stati discussi i farmaci e le nuove flow chart alla luce delle ultime Linee Guida ESC ed è stato considerato in modo particolare il tema della terapia nel paziente anziano.

Successivamente, il Dott. G. Sibilio ha parlato della terapia anticoagulante tra rischio tromboembolico ed emorragico. È stato ribadito che nonostante ci siano diversi strumenti per stratificare il rischio di eventi ischemici e emorragici nei pazienti con fibrillazione atriale, l’uso degli score deve essere sempre accompagnato dall’analisi dei singoli fattori di rischio, in particolare di quelli potenzialmente modificabili. In alcuni casi un ulteriore perfezionamento della stratificazione del rischio di stroke potrebbe essere consentito dall’utilizzo dei biomarcatori. Inoltre, nei pazienti con fibrillazione atriale un approccio integrato potrebbe portare alla riduzione delle malattie cardiovascolari e non solo del rischio di tromboembolia.

Il Dott. A. Aiello ha concluso la prima sessione del Minimaster illustrando come ottimizzare la terapia anticoagulante in base alle caratteristiche individuali del singolo paziente in modo da aumentare la tollerabilità e la compliance. Al fine di scegliere il farmaco anticoagulante è necessario considerare fattori come età, comorbidità, funzione renale e terapie assunte.

Relativamente ai NOAC è stato sottolineato che l’effetto farmacologico è stabile e prevedibile; invece l’efficacia è pari o superiore ai VKA mentre il profilo di sicurezza è superiore. Una particolare attenzione deve essere prestata all’utilizzo del dosaggio ridotto che deve essere «on label» al fine di garantire l’efficacia del farmaco.

La seconda sessione è stata aperta dal Prof. F. Guerra che ha focalizzato l’attenzione sul ruolo dei NOAC nella cardioversione elettrica. I dati della letteratura evidenziano che in assenza di una terapia anticoagulante appropriata il rischio di stroke nei pazienti sottoposti a cardioversione aumenta; al contrario la procedura è sicura sia nei pazienti trattati con NOAC che in quelli trattati con VKA.

Nei pazienti con fibrillazione atriale sottoposti a cardioversione precoce i NOAC rappresentano un’ottima alternativa all’utilizzo di eparina o VKA anche nei pazienti naïve alla terapia anticoagulante.

Qual è il ruolo dell’ecocardiografia transesofagea nella cardioversione elettrica? Il Dott. A. D’Andrea ha risposto a questo quesito con una relazione che ha spaziato dalle Linee Guida all’imaging integrato. L’approccio alla cardioversione deve essere ponderato andando a considerare diversi fattori: la stabilità emodinamica, la presenza di sintomi, il periodo di insorgenza, il rischio trombotico. Dopo avere esaminato le raccomandazioni ESC per la cardioversione e per la gestione del rischio di stroke è stato preso in considerazione lo studio del rimodellamento atriale. Sono stati quindi analizzati lo studio dell’auricola, i fattori di rischio tromboembolico rilevabili tramite ecocardiografia transesofagea e il ruolo dell’imaging integrato con una carrellata sulle diverse metodiche disponibili.

La Dott.ssa G.M. Francese ha invece trattato il tema del cardioembolismo da fibrillazione atriale silente. La diagnosi precoce di fibrillazione atriale è di fondamentale importanza al fine di ridurre il rischio di ictus cardioembolico che sappiamo essere gravato da un’elevata mortalità. Inoltre, l’ictus nel paziente con fibrillazione atriale è più disabilitante. Sono state quindi prese in esame le nuove tecniche di monitoraggio a lungo termine, le strategie di monitoraggio convenzionale non convenzionale.

Infine, il Dott. G. Senatore ha parlato del ruolo dell’ablazione trans-catetere spaziando dalla fisiopatologia, ai progressi della procedura, alle indicazioni delle ultime Linee Guida ESC. È stata ribadita l’importanza dell’isolamento delle vene polmonari e del follow-up nonostante non sia stato ancora ben codificato.