Nuove (vecchie) competenze cliniche per il cardiologo dell’UTIC

Christos Katsanos

Da quando negli anni ‘60 sono state aperte in America le prime UTIC, molte cose sono cambiate nello scenario delle conoscenze e delle competenze necessarie alla loro gestione ed è pertanto oggi necessario che non solo il singolo medico ma tutta la organizzazione sanitaria si adegui per favorire il processo di cambiamento.
Nel 2017 l’ESC ha pubblicato un Documento di Consenso aggiornando la definizione, la struttura, l’organizzazione e la funzione delle UTIC.
La rapida evoluzione è stata ed è non solo secondaria alle continue evoluzioni delle conoscenze e delle possibilità diagnostiche e terapeutiche a nostra disposizione ma anche alla modificazione della tipologia dei pazienti che viene ricoverato nelle unità di terapia intensiva coronarica, pazienti più anziani e più complessi le cui comorbidità ci impegnano in modo importante nelle cure ed hanno un importante impatto prognostico.
Tra le varie comorbidità la insufficienza renale merita particolare attenzione perché va riconosciuta precocemente e trattata tempestivamente. La insufficienza respiratoria delinea un campo di nuova competenza per il medico dell’UTIC che deve oggi essere in grado di gestirla autonomamente, dalla interpretazione dell’emogas all’utilizzo di sistemi di ventilazione non invasivi, quali la C-PAP e la Bi-PAP, fino a quelli invasivi.
Ben più insidiosa è la gestione delle infezioni, che complicano lo stato clinico del 5-10% dei pazienti ricoverati in UTIC e che, quando si aggravano fino alla sepsi, determinando un coinvolgimento multiorgano, aggravando in modo critico pazienti già instabili.
In questo processo di cambiamento si è sottolineata l’importanza della collaborazione a livello locale per la creazione di protocolli condivisi assimilando le indicazioni delle Società Scientifiche ma anche contestualizzandole nella singola realtà.