Simposio Congiunto AHA-ANMCO. Women and heart disease – Where are we today?

Diego Della Riva
Esistono delle cardiopatie di genere? Che caratteristiche hanno? Ce lo spiegano i Colleghi in questo Simposio congiunto AHA- ANMCO.

La prima giornata del 51° Congresso Anmco ha visto anche l’importantissimo Simposio Congiunto dal titolo “Women and heart disease – Where are we today?” con l’incontro e la collaborazione di due delle Società di Cardiologia più importanti al mondo, AHA e ANMCO.

Il “fil rouge” di questa edizione del Congresso è infatti la Cardiologia di Genere che rappresenta la naturale evoluzione della tendenza sempre più marcata alla personalizzazione delle cure, considerando che le caratteristiche di genere spesso determinano una diversa risposta di trattamenti e una diversa prognosi.

I moderatori della Sessione, il Presidente Designato ANMCO Dott. Fulvio Colivicchi e la Prof.ssa Laxmi Mehta dell’Università di Columbus, Ohio USA, ci hanno accompagnato attraverso temi di estrema attualità e rilevanza.

La prima presentazione, intitolata “Progress in Women with Heart Disease After Going Red for 15 Years” tenuta dalla Proff.ssa Annabelle Volgman (Chicago Illinois USA), ci ha parlato del fatto che la mortalità per malattia CV nelle donne è stata sempre maggiore rispetto a quella degli uomini per più di 40 anni. Negli Usa si tratta di un problema molto sentito, con un meeting nazionale annuale “Go Red for Woman” a cui ha partecipato anche Michelle Obama. Esistono cardiopatie peculiari femminili come dissezione coronarica spontantea, cardiomiopatie legata alla gravidanza o alle patologie autoimmuni. Sono stati quindi fatti dei passi in avanti: le ultime Linee guida americane hanno, infatti, finalmente riconosciuto dei setting specifici per le donne (es: menopausa precoce, diabete ed ipertensione gestazionale, prevenzione CV con statine o ASA, anticoagulazione per FA o protesi). Queste recenti evidenze e una maggior sensibilizzazione popolare hanno certamente ridotto la mortalità femminile per cause CV rispetto agli uomini (quasi eguagliata dal 2015), ma la strada da percorrere è ancora lunga.

A seguire, la relazione della Chairperson Anmco area Giovani Dott.ssa Stefania Angela Di Fusco (Roma), dal titolo “Why do we need a gender-tailored approach in atrial fibrillation?”. La FA infatti, anche se meno prevalente rispetto agli uomini, sarà più frequente nel sesso femminile per via della maggiore età media di sopravvivenza. Ricordiamo, inoltre, un più alto rischio tromboembolico della FA nelle donne (dovuto a maggior fibrosi, fattori ormonali, presentazione atipica e minor probabilità di trattamento con terapie evidence based). Il focus della FA nel sesso femminile è molto spesso non legato alle vene polmonari, motivo per cui l’ablazione è spesso meno efficace rispetto al sesso maschile e con più complicanze post-procedurali. Inoltre, le donne hanno in media un’età di presentazione della FA superiore di dieci anni rispetto agli uomini, con più sintomi e maggior limitazione funzionale. Per di più, in caso di stroke ischemico, le donne ricevono meno spesso un monitoraggio ECG, confermando ancora una volta il “sotto-trattamento” a cui sono tipicamente esposte. Anche la prognosi è diversa: le donne con FA hanno infatti un rischio maggiore di mortalità cardiaca e non cardiaca rispetto agli uomini. Abbiamo pertanto bisogno di più dati circa queste differenze gender-specifiche sia per quanto riguarda la fisiopatologia che il trattamento di questa patologia.

Si è poi succeduta la presentazione intitolata “The Role of Gynecologists in Preventing Heart Disease in Women – is it Just About the Hormones?” della Proff.ssa Elena M. Kamel (Chicago Illinois USA), che ci ha dato il punto di vista di una ginecologa. Può una visita ginecologica prevenire degli eventi cardiovascolari? Vedremo che la risposta sarà positiva. Le donne hanno condizioni ginecologiche che aumentano il rischio CV (es: sindrome dell’ovaio policistico, diabete gestazionale, menopausa prematura). Il punto di partenza è una buona anamnesi, per identificare i fattori di rischio fondamentali (fumo, obesità, ipertensione, sedentarietà o depressione) mentre la gravidanza va vista come uno “stress test cardiovascolare” che ci aiuta a identificare e predire eventuali rischi ed eventi CV futuri che, se riconosciuti, suggeriscono una visita di screening cardiologica che sarebbe altrimenti non stata eseguita (es: pre-eclampsia, parto pre-termine, diabete gestazionale, rottura della placenta). L’ipertensione gestazionale, anche se poco risaputo, è strettamente legata ad un rischio futuro molto maggiore di stroke e coronaropatia e va quindi riconosciuta e trattata. Anche un ritardo di crescita intra-uterino e il parto pretermine rappresentano ormai dei fattori di rischio CV. Quello che succede durante la gravidanza, si riflette per tutta la vita: la visita ginecologica può quindi essere una vera occasione di iniziare una prevenzione cardiovascolare o almeno di identificare delle condizioni ad alto rischio per il futuro.

Infine, è stata presentata la relazione “Heart failure and women: what really we know?” dalla Dott.ssa Daniela Pavan (Direttore della S.C. di San Vito al Tagliamento). Lo scompenso cardiaco rappresenta il 35% della mortalità cardiaca femminile anche se le donne sono tipicamente poco rappresentate dei trial randomizzati specifici. La presentazione è inoltre differente: la causa ischemica è meno frequente, sono più anziane, hanno più spesso insufficienza renale, diabete o ipertensione arteriosa, sono più sintomatiche anche se hanno una miglior prognosi rispetto agli uomini. Lo scompenso cardiaco con FE preservata è inoltre più frequente. Ciò può essere secondario a cause intrinseche (minor riserva diastolica) o epidemiologiche (sono spesso più obese e con uno stile di vita più sedentario). In un recente studio si è dimostrato che non solo la FE, ma anche il sesso femminile sembra essere un fattore determinante nella risposta al sacubitril/valsartan. La CRT è sottoutilizzata nelle donne, anche se sembra dare migliori risultati rispetto agli uomini (risultato sicuramente legato alla minor coronaropatia). Nel trapianto cardiaco, anche se le donne sono in media più anziane, la prognosi rispetto al sesso maschile è sovrapponibile. Molto interessante è sottolineare che molte donne con scompenso cardiaco avanzato rifiutano il trapianto cardiaco come strategia terapeutica.

Abbiamo sicuramente migliorato le nostre conoscenze circa le caratteristiche e le peculiarità della cardiopatia gender-specifica, ma non abbastanza, e questo Simposio Congiunto AHA – ANMCO è stato sicuramente un’ottima occasione per chiarire lo stato dell’arte e per futuri spunti di ricerca.

 

Diego Della Riva