SIMPOSIO CONGIUNTO ANMCO/ACC: WHAT DO CARDIOLOGISTS REALLY NEED TO KNOW DURING THE COVID-19 PANDEMIC?

Giovanna Di Giannuario

La sessione congiunta tra l’American College of Cardiology e ANMCO è iniziata con una relazione dei colleghi americani sull’influenza del sesso e del genere durante la epidemia del Covid. Dai dati di letteratura emerge che gli uomini sono morti in maniera sproporzionata rispetto alle donne e la malattia ha avuto una diversa presentazione clinica, con una gravità di compromissione polmonare maggiore sempre nel sesso maschile. Probabilmente tale fenomeno può essere spiegato da fattori collegati al sesso di tipo genetico (come ad esempio l’ACE2 recettore che è codificato nel cromosoma X) e fattori genetici coinvolti nella immunoregolazione (le donne hanno un sistema immune più responsivo), o legato a fattori ormonali e quindi alle differenze tra estrogeni (che riducono ACE2) e testosterone. Una disparità di genere potrebbe essere legata inoltre a fattori ambientali quali: l’uso del fumo, l’igiene delle mani, la prevenzione e il ritardo nella richiesta di cure.

Per quanto riguarda gli effetti dell’epidemia sulla salute mentale, le donne hanno avuto durante la pandemia più frequentemente ansia, stress, depressione e sindrome post traumatica, in percentuale maggiore sempre le donne hanno perso il lavoro e generalmente sono state pagate meno.

Nel periodo Covid sono aumentate le interruzioni di gravidanza e le complicanze nel parto, molte donne hanno sofferto psicologicamente per la separazione dai figli e sono aumentate di circa 3 volte le violenze tra le mura domestiche. Nel periodo post pandemia caratterizzato dalla crisi economica, molte donne che in Europa sono le reggenti del nucleo familiare (85%) rischiano attualmente di cadere in stato di povertà.

Il Professor C. Indolfi ha parlato del trattamento delle sindromi coronariche acute nel periodo del Covid partendo dall’analisi dei dati di incidenza che hanno mostrato come molti dei pazienti affetti da Covid avevano comorbidità cardiovascolari che hanno dimostrato un’associazione con una mortalità più elevata. Nella metanalisi scritta dal suo gruppo le complicanze più frequenti nei pazienti affetti da Covid sono state aritmie e angina. La troponina hs, marcatore di danno miocardico, ha mostrato una correlazione con il Covid, in caso di incremento è stato un forte predittore di mortalità.

Durante la pandemia i ricoveri per sindrome coronarica acuta in ospedale si sono ridotti notevolmente (del 50%) ma è aumentata parallelamente la mortalità per STEMI e NSTEMI di circa 3 volte, sia per mancato arrivo dei pazienti che per ritardo delle cure in attesa dell’analisi per chiarire se il paziente fosse affetto o no da Covid (tampone o sierologia).

La terapia standard anche durante pandemia Covid per lo STEMI rimane sempre la PTCA primaria, in caso di NSTEMI devono essere sottoposti a studio coronarico urgente solo i pazienti ad alto rischio con un GRACE score> 140 o instabilità emodinamica.

Ha concluso la sessione il Dottor F. Colivicchi, Presidente Designato ANMCO, che ha parlato del trattamento della Fibrillazione atriale durante pandemia Covid. Durante l’infezione da Covid il coinvolgimento cardiaco è stato frequente con un alto rischio di danno miocardico e prognosi sfavorevole. Non vi è nessun dato di associazione diretta tra Covid e nuova insorgenza di FA, ma molti fattori legati all’infezione stessa, tra i quali: la severa ipossiemia, l’infiammazione e l’aumento delle citochine, potevano favorire l’insorgenza di FA.

Dai dati epidemiologici dei recenti studi in Italia nei pazienti ricoverati per Covid il 19% di tutti pazienti ha avuto FA e in percentuale maggiore i pazienti con malattie cardiovascolari. Molti dei farmaci somministrati a scopo terapeutico quali idrossi-clorochina e azitromicina allungavano i QTc soprattutto in 4° giornata, aumentando la mortalità.

Dal punto di vista terapeutico della fibrillazione atriale, in pazienti critici affetti da Covid è consigliabile il controllo del ritmo, per quanto riguarda la scoagulazione è più sicuro l’utilizzo di eparina non frazionata o a basso peso molecolare (la clorochina aumenta i livelli dei NAO) e si sconsiglia l’uso di antiaritmici per la possibile interazione con i farmaci antivirali somministrati per il virus Covid.

Sono stati creati dei documenti specifici sulla possibile interazione tra farmaci ed è stata sviluppata anche un’applicazione (app) che può aiutare ad evitare associazioni pericolose per il paziente tra antivirali, anticoagulanti ed antiaritmici.

L’approccio terapeutico nel paziente con fibrillazione atriale in era Covid deve essere “targettato” sul paziente tenendo presente il peso di numerosi fattori: epidemiologi, clinici e farmacologici.

Giovanna Di Giannuario