SIMPOSIO Imaging Coronarico Invasivo e non Invasivo

Daniele Grosseto
Vedere la coronaria da dentro: una realtà sconosciuta vista con occhi nuovi e con una nuova prospettiva

Il progresso tecnologico sta mettendo agli occhi dei cardiologi delle lenti o forse dei telescopi, talmente potenti che le classiche immagini angiografiche ci sembreranno, tra qualche anno, vecchi film in bianco e nero. Dalle ricostruzioni tridimensionali della coronaro – TAC allo sguardo interiore dell’IVUS alla determinazione tissutale dell’OCT: immagini bellissime che aprono nuovi orizzonti alla conoscenza delle cause e della etiopatogenesi della malattia coronarica. Ma come tutte le nuove tecnologie, anche queste devono essere governate e contestualizzate nella pratica clinica. Che cosa ce ne faremmo infatti, di bellissime immagini se non ci dicessero nulla delle condizioni cliniche del paziente? Che utilità avrebbe conoscere la struttura più intina di una placca coronarica se da questa conoscenza non scaturisse un beneficio per il paziente? E’ sicuramente un mondo affascinante quello dell’imaging e pieno di opportunità, ma non dobbiamo dimenticarci che al di là del fascino suadente della conoscenza fine a se stessa, il medico deve avere una visione pragmatica e prospettica della sua azione. E’ a partire da questi presupposti che il Simposio metterà a confronto gli esperti, con l’obiettivo di declinare nella pratica clinica quotidiana le straordinarie possibilità dell’imaging coronarico. Si parte con la TAC coronarica, opportunità straordinaria per conoscere l’anatomia coronarica in modo semplice e poco invasivo. Ma non più di qualche mese fa all’ACC 2015 un importante trial ha ridimensionato il ruolo della CoroTAC comparandolo a quello del caro e vecchio test da sforzo. E peraltro, chi di noi non ha toccato con mano i limiti, non solo tecnici, ma operativi, di una metodica che al suo esordio sembrava dover rivoluzionare la cardiologia? Il simposio affronterà poi due metodiche ormai consolidate nei laboratori di emodinamica: l’IVUS e l’FFR. Sicuramente due grandi innovazioni della emodinamica tradizionale, che hanno però ancora molto bisogno di provare la loro reale utilità non tanto nella gestione degli aspetti più tecnici, quanto nella correlazione tra imaging, parametri intracoronarici e prognosi del paziente. Si pensi ad esempio a contesti, come quello della rivascolarizzazione della coronaria non colpevole, che a tutt’oggi non hanno ancora trovato risposte convincenti e che potrebbe fortemente beneficiare di queste tecniche. Infine uno sguardo sul futuro, sulla possibilità di caratterizzare con la TAC coronarica la struttura tissutale della placca: un grande sogno che potrebbe rivoluzionare dalla base il trattamento interventistico, determinato non più dalla capacità ischemizzante delle lesioni coronariche, ma dalla loro tendenza all’innesco della trombosi coronarica. Questi ed altri interessanti aspetti saranno affrontati in un Simposio che si preannuncia estremamente interessante.